13 gennaio 2007

Nuove manovre nell'Unione berica

Verdi, Italia dei Valori, Comunisti Italiani e Prc provano a tendere ancora una volta la mano a Ds e Margherita e convocano un summit dell'Unione per il 18 gennaio. È questa la novità emersa stamani in via Mario nella sede provinciale dei Ci, quando alle 11,30 si sono trovati per un briefing politico Ezio Lovato, Giorgio Langella e Francesco Di Bartolo. Rispettivamente segretari provinciali di Rifondazione, Ci ed IdV. Con loro Fernando pretto, della direzione provinciale dei Verdi, il quale sostituiva il segretario provinciale Erasmo Venosi, a Roma per impegni di partito.

IL COMUNICATO.
I quattro hanno rilasciato un laconico dispaccio, le cui parole, viste le tenbsioni interne all'Unione, pesano come pietre: «Nell'ultima riunione del 14 dicembre 2006 era stato deciso di ritrovarci subito dopo le festività natalizie (il riferimento è all'intera Unione, Ndr). Il 5 gennaio è stata inviata a tutti una richiesta ulteriore riunione. A tale richiesta non è ancora stato riscontro tranne che dai firmatari della presente. Riteniamo che sia necessario trovarci tutti per procedere alla definizione del percorso che per noi deve essere unitario, che ci porterà alla prossima campagna elettorale per la Provincia. Per questo è convocata una riunione giovedì 18 gennaio 2007 alle ore 18,30 presso la sede del Pdci con il seguente ordine del giorno: Programma dell'Unione per le elezioni provinciali di Vicenza».

Di seguito un allegato: «Riteniamo sia necessario costruire insieme un programma di governo della provincia di Vicenza che sia alternativo all'attuale politica della giunta provinciale e che indichi un reale cambiamento. Su queste basi stiamo elaborando una bozza programmatica che indicherà i temi e le priorità della proposta di governo da parte della Unione. Questo "programma aperto" verrà presentato nel territorio perché sia discuterlo, approfondirne i temi e condividerlo con il contributo di tutti gli elettori dell'Unione, i cittadini, le associazioni e i movimenti democratici. Un punto programmatico comunque è la questione morale e con esso la trasparenza nell'azione politica. Vanno inoltre evitati i conflitti di interessi. Tutte le forze dell'Unione debbono impegnarsi a dichiarare la incompatibilità tra cariche politiche e istituzionali da una parte con cariche negli enti collegati o di sottogoverno».

PRIMA QUERELLE. Ed è prorio la linea del rigore che sembr aver fatto imbufalire diversi colonnelli della Margherita e soprattutto dei Ds, partiti che vantano nomi eccellenti nel sottogoverno di enti pubblici, nomi che figurano contemporaneamente nei vertici dei due stessi partiti. Una condizione mal digerita dai quattro che dichiarandosi «per la linea del rigore» hanno generato diversi mal di pancia nei due più grandi partiti del centrosinistra.

LA PROSPETTIVA. Tant'è che come era successo qualche giorno fa i quattro hanno ricordato «l'importanza di una soluzione unitaria che parta dal programma. Se Margherita e Ds decideranno di sfasciare l'Unione se ne assumeranno la responsabilità piena davanti agli elettori; anche in considerazione del fatto che c'è una parte consistente dei loro partiti che in maniera netta non condivide la scelta dei vertici». Ed è in quest'ottica, quella delle aggregazioni, che Langella e Lovato hanno ribadito quanto spiegato un paio di giorni fa dal Pdci: «Va allargato il ventaglio delle alleanze con forze come i comitati, i raggruppamenti No Dal Molin e la Lif. Forze con le quali abbiamo dialogato intensamente, soprattutto durante la battaglia condotta ed ancora in corso contro la Ederle 2».

IL CASO EDERLE 2. Ma è proprio sul versante Dal Molin che i toni si sono fatti aspri. Bersaglio della critica durissima: le categorie economiche, Assindustria in primis, il loro quotidiano, Il Giornale di Vicenza e la Cisl. Poi la presidente della provincia, la leghista Manuela Dal Lago. «È farsesco - spiegano i quattro - che le categorie economiche si spertichino fino ad indirizzare un telegramma urgente al governo per i 700 lavoratori della Ederle, ai quali va il nostro massimo rispetto, quando in provincia sono stati mandati in fumo a causa della delocalizzazione 10.ooo posti di lavoro. Con che faccia lorsignori si comportano così».

Poi una mazzata di Lovato con riferimento alla recente visita a Vicenza di Ronald Spogli, ambasciatore Usa in Italia: «Non è concepibile che si accetti un ultimatum del genere dagli Stati Uniti. Gli otto giorni per decidere sono segno di arroganza. E non è concepibile che Spogli vada da Gianni Zonin, presidente della Bpv, il quale i suoi interessi negli Usa lia ha e come, il quale a sua volta il giorno dopo mette in fila gli industriali perché diramino una nota amplificata in modo tanto eccessivo quanto ridicolo dal Giornale di Vicenza, il quale si è schierato ufficialmente a favore della base, in barba ad una presunta neutralità alla quale nessuno aveva mai creduto». Tant'è che i quattro hanno poi messo nel tritacarne gli editoriali degli ultimi giorni dello stesso quotidiano, quelli a firma del direttore Giulio Antonacci nonché di Marino Smiderle, precisando che «il giornale si è messo al servizio dei propri padroni». Un'accusa pesante che viene poi reindirizzata anche nell'ambito del dibattito in seno all'Unione. «La bozza di programma fattaci pervenire a dicembre è strumentale ai poteri forti di Vicenza (dei quali il GdV viene indicato come uno dei principali strumenti, Ndr). Tali poteri sono disposti a cambiare le facce di chi governa, ma non sono disposti a rinunciare a privilegi acquisiti in anni e anni».

IL J'ACCUSE. Ed è in quest'ottica che Langella fa le pulci alle categorie economiche. Spiega che non sono state in grado di elaborare una strategia industriale in grado di competere ad alto livello con le realtà produttive estere. Che hanno pensato solo a delocalizzare quando possibile, umiliando la ricerca e la tecnologia e basando le loro porspettive di sviluppo in gran parte sulle operazioni immobiliari o speculative. Così in questo contesto Idv, Pdci, Rc e Verdi giudicano farsesco l'allarme lanciato dagli industriali, dalle categorie e conomiche e dalla Dal Lago quanto questi hanno appreso della protesta dei comitati del no di domani davani alla Fiera in concomitanza di Vicenza Oro.

LA BATTUTA. «La realtà - ironizza Emanuele Rivellino, segretario provinciale della Lif, da tempo in contatto con i quattro - è che i papaveri di Vicenza dicono bugie quando parlano di rischio per l'ordine pubblico. La vera cosa di cui hanno paura è ben altra. Poiché la protesta sarà sotto i riflettori internazionali, non potranno contare sul solito circuito massmediatico locale, tanto poco credibile quanto compiacente ed asservito ai soliti noti».

Marco Milioni