12 dicembre 2005

Interspar: segnali dalla giunta

L'indiscrezione deve essere ancora confermata, ma pare che un paio di assessori in giunta durante l'ultima settimana abbiano ripreso a studiare da cima a fondo l'intero iter che ha portato alla apertura del supermarket Interspar di viale Crispi. Tra i tanti documenti passati ai raggi X ci sarebbero pure quelli relativi alla stato del suolo.
Ufficialmente comunque l'amministrazione comunale di Vicenza fa sapere che è stata depositata una perizia asseverata la quale attesta che il terreno sotto il supermercato è stato bonificato. Domanda ma come mai si è bonficato solo il terreno sotto al supermercato? Come mai non tutto il lotto sul quale sorge pure un parco pubblico? Ma è possibile che una persona che decide di comperare lì un ufficio od una casa debba correre il rischio di trovarsi su di una zona contaminata?

09 dicembre 2005

Caso fornaci: la ciliegina sulla torta

Come era prevedibile ieri il supermarket è stato aperto. Un po' di domande: i privati hanno presentato o no il piano di bonifica? Si rammenta che si tratta di un'area industriale dismessa. Ma i clienti sono sicuri di fare acquisti in un supermercato del genere? Il comune non dovrebbe cautelarsi obbligando i privati a chiudere la struttra? Come la mettiamo con la convenzione stipulata tra comune e privati? A pagina sette questa prevede la realizzazione del parco come onere a carico delle imprese. Il parco però non è stato collaudato, ergo è come se non esistesse...

06 dicembre 2005

Caso Fornaci: una storia dai risvolti poco chiari

Un parco di 35.000 metri quadri (inutilizzabile perché inquinato) in un quartiere degradato che avrebbe bisogno di verde. La costruzione di un maxi complesso residenziale, commerciale e direzionale cominciata senza la bonifica di un'area inquinata. I dati relativi all'inquinamento che non vengono pubblicizzati dal comune di Vicenza. I titolari delle concessioni edilizie che nonostante la contaminazione chiedono al comune l'agibilità per un grande supermercato inserito nel progetto. Il timore che sotto il terreno della intera lottizzazione si nasconda una discarica abusiva di materiale non trattato. È questo il quadro che emerge a Vicenza, zona Mercato Nuovo.
I PRIMI PASSI. Il 7 ottobre 1997 la maggioranza di centrosinistra del comune di Vicenza (teniamo a connotare il colore politico delle amministrazioni per spiegare anche in seguito che le magagne della vicenda sono bypartisan) approva in consiglio comunale un piano di lottizzazione (piano numero 213 al protocollo generale numero 19277). Il piano riguarda il comparto detto delle Fornaci per la presenza un tempo di uno stabilimento per la produzione di mattoni. Il comparto ha una superficie di circa 60.000 metri quadri.
L'approvazione del piano ebbe gestazione assai tribolata. L'area, sotto il profilo del piano regolatore non aveva classificazione (in gergo amministrativo, si definisce bianca). Il proprietario, la Bellavista srl di Vicenza (codice fiscale 01286810245) aveva chiesto di realizzare circa 200.000 metri cubi di edificazione residenziale, commerciale e direzionale. Sempre alla fine degli anni Novanta l'amministrazione di centrosinistra aveva negato l'autorizzazione proprio in virtù del fatto che non vi erano previsioni urbanistiche sui terreni in questione.
IL TAR. La Bellavista srl aveva impugnato la decisione del comune davanti al Tar del Veneto che con sentenza 513 del 15-02-1996 diede torto al comune medesimo, autorizzando de facto le edificazioni in questione.
Il comune di Vicenza però a sua volta impugnò la sentenza avanti il consiglio di stato. Improvvidamente, almeno a detta dei residenti, senza attendere la sentenza definitiva, la municipalità decise tramite delibera del 7-10-1997 di concedere ugualmente al privato di costruire, anche se la magistratura amministrativa, pochi mesi dopo la delibera dell'ottobre '97, diede ragione alla municipalità di Vicenza.
STORIA RECENTE. Frattanto nel dicembre del 1998 il centrosinistra, contro ogni previsione perde le elezioni che vengono vinte dal sindaco Enrico Huellweck (dopo aver governato sino al 2003, lo stesso anno il primo cittadino di Fi ha rivinto le elezioni con la Cdl).
L’ACCORDO. E la vicenda va avanti. Si prosegue la trattativa col comune. Il 21 giugno 2000 i privati giungono ad un accordo con la municipalità in forma di convenzione. In sostanza l’accordo prevede l’edificazione in cambio di un parco di 36.000 metri quadri. I privati (la Bellavista è la maggiore beneficiaria) ottengono in cambio della zona verde 25.000 metri quadri di superficie edificabile, superficie utilizzabile per una volumetria non superiore a 100.000 metri cubi. I privati in questione sono per l’appunto la Bellavista srl, proprietaria di 37.000 metri quadri dell’area ex Fornaci e la Pei spa di Roma (codice fiscale 04086251008), che detiene un’area di 8.000 metri quadri.
Il parco Fornaci, progettato su un’area sopra la quale un tempo esisteva uno stabilimento per la cottura di laterizi, è atteso da anni dai residenti. Questi considerano per molti aspetti degradato il rione in cui vivono anche a causa della mancanza di standard, ovvero verde, servizi e parcheggi in primis.
SOSTANZE NOCIVE. Nel giugno del 2003 arrivano all’Arpa del Veneto, alcune segnalazioni relative a movimentazioni sospette di materiale terroso violaceo nel cantiere operativo sui terreni della Bellavista srl. I tecnici dell’agenzia ambientale veneta entrano nel sito e riscontrano, dopo una serie di accertamenti, la presenza di parecchio materiale inquinante.
Si attiva così la procedura standard, ovvero quella prevista dalla legge Ronchi. Si chiede al privato di identificare il materiale inquinante e di localizzarlo per poi bonificare il sito. Come raccontato dal vicesindaco e assessore all’ambiente Valerio Sorrentino di An (nota 18/E 2003 letta e protocollata tra lo stupore dell’aula durante il consiglio comunale del 27 settembre 2005) l’Arpav avvisa il comune, il quale con un documento del 29-09-2003 trasmette ai privati la diffida affinché vengano identificati con precisione gli inquinanti per poi poter bonificare l’area.
Nel frattempo però il privato prosegue con i lavori. Addirittura il 19-04-2005 il direttore del settore lavori pubblici (ingegner Roberto Pasini) autorizza il permesso a costruire per un maxi complesso a destinazione commerciale che dovrebbe divenire un supermercato Despar; nello stesso corpo di fabbrica andrà ospitato un centro direzionale ed uno residenziale: il provvedimento è iscritto al protocollo 64415/2004. Parimenti proseguono i lavori di ultimazione del parco. Sia il sito sopra il quale è in costruzione il complesso, sia il sito sopra il quale è realizzato il parco, stando ai riscontri dell’Arpav (menzionati pure dal vicesindaco) sono inquinati. La giunta però non fornisce che qualche accenno sullo stato della contaminazione.
Si ricorda peraltro che sempre durante il consiglio comunale del 27 settembre 2005 l’assessore all’urbanistica Marco Zocca (Fi) annuncia che nei confronti del privato è stata pure aperta una pratica per abuso edilizio (2868/ab/05); responsabile del procedimento è il geometra comunale Riccardo Pieropan.
TENTATA APERTURA. Il 20 maggio 2005, tramite la Aspiag Service srl, la Despar chiede al dipartimento annonario del comune di Vicenza (diretto dal dal dottor Arcangelo Murzio) l’autorizzazione per aprire un supermercato di 2.500 metri quadri sempre sulle aree lottizzate dalla Bellavista srl. La Bellavista medesima a quella data non ha ancora provveduto a bonificare i terreni in questione.
A fine estate 2005, in pompa magna viene inaugurato il supermercato. L’autorizzazione annonaria però manca. Consiglieri della maggioranza della Cdl, come della minoranza ulivista incalzano la giunta perché faccia chiarezza sulla vicenda. Ad ogni buon conto l’apertura materiale del supermarket comunque non avviene perché l’annona non rilascia il permesso in quanto ritiene che il privato non sia in possesso dei requisiti urbanistici.
I REBUS SOCIETARI. Il rebus però si infittisce. Come mai il privato tenta di ottenere l’apertura senza aver bonificato l’area? Come mai il comune non mette in rete, sempre che esista, lo studio sulla situazione del suolo nel comparto ex Fornaci (la richiesta è stata formalmente inoltrata dal consigliere leghista Franca Equizi)? Quale è la reale situazione dell’inquinamento? Come mai nei confronti dei privati, per le questioni inerenti la sicurezza ambientale, non si registra il medesimo zelo avuto con altre controparti? E soprattutto chi c’è dietro la società Bellavista srl e la Pei spa?
A palazzo Trìssino, sede municipale di Vicenza le voci si rincorrono. Ma per avere qualche riscontro occorrono un po’ di visure camerali. Sarà il solito dedalo societario ad occultare i veri committenti dei progetti?
BELLAVISTA SRL. Chi c’è dietro la Bellavista srl? A Vicenza consultando il registro della camera di commercio della città berica si scopre che il presidente della srl è Paolo Costa. Oltre a lui nel consiglio di amministrazione figurano Paolo Pigato e Pierantonio Dal Lago.
Ma chi sono i soci? Ecco l’elenco con la percentuale delle quote:
- Veneta inerti srl (codice fiscale 02674900242), 44%
- Pigato srl (codice fiscale 00160810248), 16%
- Maria Gioia Calussi (codice fiscale clsmrg39h51m149z), 16%
- Alessandro Rigoni (codice fiscale rgnlsn66s02l840n), 12%
- Jomaa Zakaria Chehab (codice fiscale chhzrj23h20z229w), 5%
- Francesco Marchetti (codice fiscale mrcfnc42e04f662x), 5%
- Serenella Soldà (codice fiscale sldsnl54h47i430z), 3%
- Pietra Valeria Pavan (codice fiscale pvnprv49h69a377z), 3%
I soci sono otto. Sei persone fisiche e due persone giuridiche ovvero due società. E relativamente a queste due, chi sono i proprietari reali? L’amministratore unico della Pigato srl (intermediazioni societarie) è ancora Paolo Pigato. I soci sono lo stesso Paolo Pigato (26%), il fratello Domenico (26%) e il padre Romano, presidente dell’Aci di Vicenza, ex chiacchierato patron del Vicenza Calcio e magnate locale dell’asfalto e del cemento (Beton Berica srl).
Appurato che uno dei dominus dell’operazione Fornaci è Romano Pigato, rimane da capire chi ci sia dietro la Veneta Inerti. Le cose però si complicano però perché se il 2% della Veneta Inerti è di proprietà di Paolo Costa (già alla presidenza della Bellavista, si rimane in famiglia quindi) il 98% appartiene ad un fantomatico Istituto Fiduciario Veneto. Una società fiduciaria che per legge mantiene segreti i suoi proprietari reali. E c’è di più. Sempre stando ai bilanci forniti da Infocamere lo scorso anno, la Veneta Inerti (si occupa di frantumazione di minerali vari fuori dalla cava; estrazione di ghiaia e sabbia) ha fatturato ben 3,1 milioni con un utile di 485.000 euro e senza nemmeno avere una sede operativa e un dipendente. Non è un po’ strano? Oltretutto se si incrociano i dati dei titolari di cariche in seno alla Veneta Inerti si scopre una matassa di cariche condivise con aziende affini, soprattutto nel settore estrattivo e in quello del trattamento delle sostanze nocive. Una circostanza che non può non far venire in mente la maxi inchiesta sul trasporto illegale di rifiuti nocivi condotta dalla polizia forestale. Inchiesta che ha portato all’arresto di un funzionario della polizia ambientale della provincia di Vicenza (oltre un centinaio di imprenditori sono finiti sotto finiti sotto indagine, la più importante del Veneto). E al contempo non può non venire in mente il sequestro effettuato dalla polizia stradale di Vicenza di un camion della Incos costruzioni, pizzicato senza le dovute autorizzazioni per il trasporto di materiale inquinante.
PEI SPA. Occorre però fare chiarezza anche sull’altro filone societario. Quello che fa capo alla Pei spa. La compagnia romana fa riferimento al chiacchieratissimo Gaetano Ingui, re del mattone vicentino. La Pei infatti per il 20% appartiene alla Incos Italia. L’impresa di costruzione posseduta in toto dal Gruppo Ingui, il ras locale delle più grandi lottizzazioni degli ultimi quindici anni. Nonché voce ascoltatissima in seno a Il Giornale di Vicenza, il più importante quotidiano locale. Rimane però da stabilire a chi appartenga il restante 80% della romana Pei. Sempre Infocamere svela che la quota è di proprietà di un'altra fantomatica compagnia. La Allalin Invest, una società per azioni anonima di diritto Lussemburghese. Il Lussemburgo in fatto di segretezza negli affari, si sa, tiene testa alla Svizzera e la camera di commercio di Vicenza non può spingersi oltre confine in modo tanto approfondito.
LO SCENARIO. Definito questo quadro ai residenti della zona Mercato Nuovo restano tanti dubbi e poche certezze.
- Un parco atteso da anni non può essere utilizzato dalla cittadinanza perché i proprietari dell’area non si sono preoccupati di bonificarla in sfregio alla legge Ronchi.
- La Despar e la Bellavista srl stanno facendo pressioni sulla amministrazione comunale perché sia aperto il supermercato (costato un occhio della testa, pare una dozzina di milioni di euro, e ancora chiuso).
- Sotto il parco, sotto il complesso residenziale e direzionale e sotto il supermercato il terreno è inquinato, ma l’amministrazione si rifiuta di rendere pubblici con tutte le tabelle del caso i dati di specie.
- Alle prime risultanze sembra che gli inquinanti non siano sempre compatibili con quelli che dovrebbero trovarsi sotto un sito che un tempo produceva semplici mattoni. Se così fosse chi ha messo lì quelle sostanze durante questi anni?
- Il sindaco Enrico Hüllweck sebbene sollecitato più volte continua a negare in aula una discussione speciale sul caso Fornaci, anche se nel 2003 aveva ben pensato di mostrarsi a stampa e fotografi durante l’inaugurazione di un parco che non è mai stato aperto.
- I residenti chiedono a gran voce l’intervento della procura. Chiedono si faccia una indagine a tappeto nel sottosuolo di tutta l’area per capire bene che cosa ci sia.
- È giusto che il privato realizzi degli edifici senza aver prima bonificato il sito? Quale sarebbe stata la spesa per il privato se avesse bonificato il comparto a regola d’arte?
- È giusto poi per chi decide di comperare casa o spazi presso il complesso ex Fornaci, scoprire, se la circostanza si rivelerà fondata, che il terreno sul quale sono state tirate su le abitazioni, è ancora da bonificare?
Credo che nessuno si auguri che i proprietari dei lotti cerchino di vendere in fretta per passare all’incasso, prima di una eventuale buriana mediatica e amministrativa che li danneggerebbe economicamente.
Marco Milioni